domenica 15 marzo 2009

Questa terra è la nostra terra!


Dal 18 al 20 aprile 2009 si terrà in provincia di Treviso il summit del G8 dei ministri dell’Agricoltura in cui verranno definite le politiche mondiali in tema di agricoltura.Crediamo che questa sia un’occasione importante per dare voce alle esperienze di tutt* coloro che, nel nostro territorio e nel mondo, lottano per la sovranità alimentare, contro gli OGM, per la qualità dell’ambiente e del cibo, per la difesa, l’uso sostenibile e la democrazia delle risorse naturali, in una parola, per la nostra terra. Viviamo oggi la crisi profonda di un sistema globale, basato su sfruttamento, distruzione ambientale, saccheggio delle risorse, povertà, che ha dimostrato i suoi profondi limiti ed è per questo che pensiamo ci sia la necessità di intraprendere un nuovo cammino che ritrovi, nel rapporto con la terra e con l’ambiente, il senso di un’umanità degna. Per questo proponiamo a tutte le realtà della società civile, agli agricoltori, ai comitati per l’ambiente, ai gruppi d’acquisto solidale, di dare vita al Festival-Incontro "Questa terra è la nostra terra" come momento di discussione, confronto e mobilitazione in Provincia di Treviso nei giorni di aprile del G8.Un occasione per valorizzare in comune i legami con la terra, la civiltà contadina, la produzione agroalimentare tipica, libera dagli OGM, le mobilitazioni contro la devastazione ambientale, le alternative energetiche e la creatività dei nostri territori.Un momento di narrazione collettiva di un diverso rapporto con la terra, con l’ambiente e con le risorse.
Promotori:
Ass. Ya Basta Treviso;Città Bene Comune, Treviso; Paese Ambiente;Comitato “18 Aprile” De’Longhi Treviso;Pace e Sviluppo Treviso; Italia Nostra; Rete Radiè Resch, Associazione di Solidarietà Internazionale, Gruppo di Lancenigo-Maserada-Spresiano;Ass.ne ALISEI – Silea; Un’altra Treviso;sega@tura; Lega Ambiente;UbikLab, Treviso; Associazione per la decrescita sostenibile, Treviso
Prime adesioni:
Fabiola Caramel, Ass. Amici del Parco Mogliano Veneto;Paride Danieli, Treviso;Loris Donazzon, Villorba;Susanna Lazzarato, Oderzo;Mario Fardin, Vittorio Veneto;Renzo Favretto, Casier;Cristiano Gasparetto, Venezia;Martina Lorenzet, Conegliano;Stefano Mestriner, Preganziol;Sergio Costanzo, Comitato Antenne, Treviso;Sergio Zulian, TrevisoOsservatorio Perù, Bassano del GrappaCristina Metto, OderzoNicola Atalmi, TrevisoMarco Perone, Farra di SoligoAssoc. Krio Hirundo, Castelfranco VenetoTrevisin Stefania GAS " gasmania", Mogliano Veneto
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martedì 16 ottobre 2007

Treviso, beni comuni: non c’è più alcuno spazio per il tema della vivibilità, per i servizi alle persone, per il verde pubblico.


L’annuncio di alcune grosse operazioni immobiliari nel centro e in periferia di Treviso ha riacceso il dibattito sulla gestione del territorio e il futuro della città.Ha iniziato il presidente dell’ASCOM Salvadori (Tribuna del 21 giugno) paventando ricadute negative delle trasformazioni in atto e previste per l’importante categoria che rappresenta.Pone anche il problema del progressivo svuotamento e del futuro utilizzo dei grandi contenitori che resteranno liberi. E se si interroga se sia possibile che alcuni poteri forti decidano dell’assetto futuro di Treviso, passando sulla testa dei cittadini.Prosegue Calesso a nome di “altra Treviso” parlando della tipologia e destinazione d’uso degli interventi immobiliari entro mura e dell’inconsistenza del Piano particolareggiato del centro storico varato dalla giunta e approvato poco fa dalla regione. Tutte occasioni mancate per la riorganizzazione del centro cittadino.
Tutte questioni vere ma mi pare manchi una visione complessiva dei problemi irrisolti e delle responsabilità. Un po’ di memoria storica aiuta a capire. Nell’ultimo mezzo secolo Treviso è cresciuta male perché non si è mai affrontato e risolto il rapporto tra centro rinchiuso entro la cerchia delle mura e periferia che andava sempre più ampliandosi e arricchendosi di abitanti. Mentre il centro, dal dopoguerra ad oggi, ha perso oltre metà dei suoi abitanti.
Questo problema è stato sempre presente agli urbanisti che hanno operato a Treviso e le soluzioni sempre indicate in tutti i piano urbanistici, dal Piano di ricostruzione del ’47, alle proposte dell’opposizione al primo PEEP del ’60, al Piano regolatore generale Amati del ’66, fino alla revisione generale al Piano regolatore progettata da Di Benedetto. Perché tutte queste soluzioni – pur approvate – non sono mai state attuate dalle Amministrazioni che si sono succedute? Vi è stata inizialmente una scelta ideologica, l’affermazione della supremazia del privato sul pubblico, la scelta di un ruolo subalterno dell’azione pubblica rispetto all’iniziativa privata. Scelta ideologica che si è presto trasformata in precise scelte economiche saldando insieme gli interessi dei proprietari dei terreni, dei costruttori edili e dei ceti agiati finanziatori delle operazioni immobiliari di carattere speculativo.Si è così formato un blocco sociale che ha in sostanza governato la città. Il risultato di questa questione privatistica del territorio è stata la dispersione caotica degli edifici residenziali in tutta la periferia, senza pensare di addensare condomini in vie troppo strette (es. via Montello), senza preoccuparsi delle conseguenze sul traffico, senza preoccuparsi di occupare tutti gli spazi disponibili, anche quelli che razionalmente avrebbero dovuto essere riservati a luoghi collettivi (piazze e giardini) e a strutture e servizi pubblici. Ma via via che la città cresceva in modo disordinato, cresceva sistematicamente il costo dei terreni e delle case. Questo è stato il meccanismo di trasferimento di ricchezza agli appartenenti al blocco sociale dominante, di prelievo parassitario di una quota del reddito prodotto dall’insieme dei cittadini. Le conseguenze per la città, oltre al progressivo aumento del costo della casa, sono state l’espulsione dei ceti deboli dalle zone centrali verso la periferia, lo spopolamento del centro storico, l’irrazionale distribuzione nel territorio di strutture e servizi, l’aumento esponenziale del traffico automobilistico e un inquinamento atmosferico che ha ormai stabilmente superato i livelli di guardia.
La Lega ha inconsciamente ereditato buona parte del blocco sociale della DC e ne ha proseguito la politica di gestione del territorio, continuando a peggiorare la situazione. Diceva di voler cambiare tutto ma ha fatto della continuità il perno della sua gestione della città, a danno dei cittadini che diceva di voler difendere contro la vecchia politica. Non concluderei col pessimismo che traspare nellintervento di Calesso. Sono ancora possibili interventi per razionalizzare la struttura urbana e migliorare la vita dei cittadini.
In centro storico i grandi contenitori che via via saranno svuotati (la Questura, la Camera di Commercio, gli uffici Tributari ecc.) possono essere altrettante occasioni per rivitalizzare il centro. Raccogliendo il grido d’allarme dell’ASCOM, possono essere utilizzati per ripopolare il centro non solo con pochi ricchi (come al Quartier latino) ma con ceti deboli, anziani e giovani coppie. E vi si possono insediare nuove attività economiche e i servizi mancanti.

In periferia le caserme (la Piave e la Salsa già libere, la De Dominicis che presto o tardi lo sarà) con le loro ampie dimensioni sono altrettante possibilità di dare forma urbana all’informe periferia, purché vi si inseriscano strutture e servizi pubblici e case a basso costo. La riorganizzazione di ampie zone della periferia e una migliore distribuzione e dotazione dei servizi pubblici e privati contribuirebbe a diminuire fortemente la necessità di spostamenti, riducendo traffico automobilistico ed inquinamento.

Si tratta evidentemente di scelte politiche e, se si vuole, anche ideologiche. Si tratta di decidere quali categorie, quali interessi si vogliono difendere. Quel che si deve evitare è che beni pubblici, pagati con le tasse di tutti i cittadini, siano utilizzati solo per arricchire chi è già ricco, svendendoli a privati speculatori. I cittadini possono decidere cosa fare dell’avvenire loro e dei loro figli.

Tino Zandigiacomi